20/03/11

APPIACEAE ex OMBRELLIFERE

APPIACEAE ex OMBRELLIFERE
Ordine: APPIALES

Le asteraceae sono per lo più erbe annue o perenni molto raramente legnose, generalmente passano l'inverno col fusto ridotto alle parti perennanti posta a livello del suolo.

Foglie
alterne, quasi sempre molto suddivise e con ampie guaine alla base.

Fusti
superficialmente scanalati, nodosi con internodi che diventano cavi  perchè con il crescere il midollo spugnoso si elimina.

Infiorescenza
ad ombrella che un tempo dava il nome alla famiglia. La stragrande maggioranza delle appiaceae ha infiorescenze ad ombrella composta, poche ad ombrella semplice o a capolino.
Alla base dell'ombrella si trovano delle brattee riunite a formare un involucro più o meno sviluppato, talora un involucretto è presente anche alla base delle ombrellette.

Fiori
ermafroditi, corolla di 5 petali che in genere presentano l'apice curvato verso l'interno; ovario  infero, costituito da due carpelli che formano due cavità in ciascuno dei quali si trova un ovulo pendulo; 2 stili indipendenti con alla base un ingrossamento a cono detto stilopodio e secernente nettare; gli stami sono 5 alternati ai petali con i filamenti incurvati nel bocciolo e che sostengono antere biloculari; il calice è composto da 5 sepali, spesso piccolissimi, appena visibili con la lente.

Quasi tutte le appiaceae hanno nelle radici, o nelle parti verdi, o nei frutti, canali di origine schizogenica, contenenti essenze o resine.

Frutto
costituisce l'elemento distintivo della famiglia, in mancanza di questo è spesso difficile riconoscere due specie diverse.
Si tratta di un diachenio che, quando è secco, conserva i residui degli stili; talvolta i due acheni si separano e ciascuno di essi è detto mericiarpo.
I mericarpi sono attaccati ad un filamento sottilissimo detto carpoforo, la loro superficie di contatto è detta faccia commissurale ed è generalmente piana (in questo caso i frutti sono detti ortospermi) oppure, percorsa nella linea mediana da un solco profondo, longitudinale (come nella cicuta) oppure, il frutto è sferico e fra i due mericarpi c'è una vasta cavità (come nel caso del coriandolo - in questo caso il frutto è detto celospermo).
La supercficie esterna di ciascun mericarpo ha 5 coste longitudinali più o meno sporgenti dette coste primarie ed aventi ognuna un fascio vascolare, 3 coste sono sulla superficie convessa dell'achenio e sono dette coste dorsali, 2 coste sono invece ai margini del frutto e sono dette coste commissurali.
La depressione creata dalla presenza di coste è detta vallecola.
Talvolta fra le coste primarie si trovano altre 4 coste dette secondarie che possono essere anche più evidenti di quelle primarie (nel cumino di malta sono provviste di peli e nella carota di aculei).
La forma dei frutti varia da specie a specie: nel finocchio è quasi cilindricam nel carvi e nella cicuta maggiore è compressa ai latim nell'angelica è schiacciata sul dorso.
I frutti della maggior parte delle appiaceae hanno canali secernenti essenza detti vitte che generalmente sono in numero di 6: 4 dorsali (una sotto ogni vallecola o sotto ogni costa secondaria) e 2 commissurali (situate sulla faccia commissurale); queste sono di solito lunghe come la vallecola o la costa sotto la quale si trovano ma talvolta sono anche più brevi. Le vitte sono visibili con la lente quando il frutto cono è ancora maturo perchè il loro colore grigio-bruno risalta sullo sfondo verde chiaro se visto in trasparenza, talvolta però sono troppo numerose e troppo piccole ed invisibili anche con la lente (come nel caso dell'anice e dell'angelica).

Seme
ricco di albume, aderisce all'endocarpo in alcune specie endocarpo e seme sono separati dalla parte esterna del frutto, mentre in altre specie le vitte, (situate nel mesocarpo), restano attaccate al seme (coriandolo, angelica) oppure alla buccia (anice).

La famiglia delle appiaceae è molto numerosa e comprende piante velenose quali la cicuta maggiore (Conium maculatum), piante velenose quali la Cicuta maggiore (Conium maculatum), piante più o meno pericolose, per la presenza di sostanze tossiche, e da usarsi in dosaggi limitati come il finocchio e l'anice e piante prive di tossicità. Molte hanno proprietà terapeutiche e molte sono usate nell'aromatizzazione di cibi e bevande.
I componenti chimici presenti nelle piante di questa famiglia sono piuttosto vatriabili; si passa dagli alcaloidi presenti nel Conium maculatum alle cumarine, flavonoidi, gomme, resine, alcooli non saturi e agli olii essenziali più o meno presenti e, in qunatità variabile da specie a specie.

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